sabato 21 gennaio 2012

Ecco come l’induzione di false memorie genera mostri e condanne di innocenti.


Dopo una giornata passata in rete a cercare informazioni sul legame tra condanne per abusi sessuali e denunce esclusivamente basate sulle memorie dei presunti abusati, mi sono accorta della grave divergenza fra opinioni popolari e ricerca scientifica nel trattare questi casi. Premetto che le mie argomentazioni si riferiscono solo ai casi acclarati di falsi abusi sessuali, che sono una minoranza rispetto alle giuste condanne per pedofilia e abusi nei confronti di minori (che, tra l'altro, avvengono per la maggior parte in casa). Inoltre, per alcune testimonianze per le quali non è stato possibile trovare prove concrete, non possiamo concludere che si tratti di casi di falsa memoria. Queste riflessioni mi sembrano però doverose per far luce su casi giudiziari e mediatici che rischiano di distruggere le vite di persone innocenti.

(Per approfondimenti http://www.falsiabusi.it e giustiziaintelligente.blogspot.com)

Prendo come esempio le segnalazioni di casi di abuso di tipo ritualistico ai danni di bambini e di adolescenti: sono centinaia le persone che dichiarano di aver dovuto sottostare ad abusi sessuali durante riti satanici, partecipare ad omicidi di neonati o bambini durante messe nere, a false sepolture in cimiteri o chiese. Accuse di pedofilia, sacrifici umani, stupri in riti satanici, vengono sollevate da alcuni cittadini ed amplificate in modo martellante dai mass-media, a caccia di nuove streghe ed indemoniati, generando così una vera e propria isteria di massa. Una volta costruito il caso, in assenza di prove, le persone coinvolte (presunte vittime, legali, periti, giornalisti) sono spinte a cercare legittimazione alla loro narrazione: la mancanza di prove viene così supportata dalla teoria della cospirazione, ovvero qualcuno, nel frattempo, si è interessato a distruggere le prove. Così dicendo, non c’è necessità di fornire prove su quello che si dice. I mass-media fanno il resto, dando credibilità all’incredibile. L’isteria di massa porta alla nascita degli esperti di sette, pentiti che raccontano storie allucinanti, confessano di essere stati indottrinati ed ipnotizzati per anni. Ma come si fa a “svegliarsi” dopo anni? E se per tutti questi anni sei stato vittima senza capire nulla, chi ci assicura che per il resto della tua vita non sarai incline a cedere ad una nuova suggestione?

Per intenderci, il grado di certezza riguardo l’esistenza di sette sataniche che praticano riti simili sui bambini, è lo stesso per quanto concerne i casi di rapimenti alieni.

La divergenza nel trattare questi casi limite si riscontra anche tra due correnti in ambito psicologico: quella psicoanalitica e quella basata sulla ricerca scientifica. Gli psicoanalisti sono fermamente convinti che una memoria traumatica possa essere rimossa per molti anni e che possa riemergere nell’ambito della seduta psicoterapeutica. Questa convinzione è pienamente appoggiata dall’opinione pubblica, perfino i programmi televisivi che trattano questi casi eclatanti non mettono in dubbio la veridicità dei racconti delle vittime, anzi, trattano con disprezzo chiunque cerchi di verificare con prove obiettive la colpevolezza dell’accusato. La pratica del recupero di ricordi rimossi, punto di riferimento della psicoanalisi, è un concetto privo di validità scientifica, che può ingenerare una falsa memoria di un abuso non avvenuto e di conseguenza una denuncia di falso abuso sessuale.

Le sessioni di terapia dalle quali emergono false memorie di violenze sessuali fanno uso di diverse tattiche di pre-persuasione:

1) Creazione di un contesto favorevole alla denuncia attraverso l’insistenza su tre assunti reciprocamente collegati: a) l’incesto è molto più diffuso di quanto non si pensi; b) sette sataniche operano in segreto nel paese e praticano riti in cui si abusa di bambini e animali; c) le vittime di fatti incestuosi ne rimuovono la memoria anche per molti anni.

2) Diffusione di un gergo (concetti quali negazione, confini violati, incesto emotivo, codipendenza, recupero del rimosso) attraverso il quale viene condotta l’interpretazione dei fatti.

3) Stabilire che si presume che il soggetto abbia subito una violenza sessuale.

La seduta terapeutica consente l’impiego della più potente delle tattiche di persuasione: la persuasione autogenerata, il cui significato è stimolare e guidare il soggetto a generare un messaggio coerente con la diagnosi di violenza sessuale. Ad esempio, si può fornire al paziente una lunga lista di sintomi ipoteticamente rilevatori, es. Hai paura del buio? Non sai bene cosa vuoi?

Ma perché il paziente accetta la diagnosi di violenza sessuale? La presunta violenza diventa una stampella psicologica che consente di giustificare i propri fallimenti, inoltre, acquisendo questa nuova identità di vittima, la persona viene ricompensata e incoraggiata dal terapeuta.

È così che persone innocenti finiscono in carcere, o che nonostante l’assoluzione restano macchiate a vita dal sospetto e dalle calunnie popolari.

La ricerca scientifica sulle false memorie

Mentre per la rimozione non è stato ancora dato nessun supporto scientifico, dopo 30 anni di studi sulla distorsione della memoria, non c’è alcun dubbio che la memoria possa essere modificata tramite suggestione. Le persone possono essere indotte a ricordare il loro passato in diversi modi, addirittura a ricordare eventi complessi, che non sono mai realmente accaduti. Per esempio, Loftus e Pickrell (1995) hanno condotto uno studio molto interessante su alcune persone di età compresa tra i 18 e i 53 anni. Per ogni partecipante all’esperimento, è stato chiesto ai genitori di descrivere tre eventi reali che si sono verificati quando era bambino. Dopo di che, hanno fatto leggere al partecipante questi tre eventi, più un evento falso: “Da bambino lei si è perso in un centro commerciale ed è passato molto tempo prima che si potesse ricongiungere con i suoi genitori”. Ai soggetti è stato detto che il racconto degli eventi era stato fornito dai suoi genitori e, nel corso di tre interviste successive, tenute a cadenza settimanale, è stato chiesto loro di richiamare alla memoria ciascuno di questi quattro episodi. Il risultato è sconcertante: il 25% dei partecipanti credeva di essersi davvero perso in un centro commerciale da piccolo, il falso evento fu addirittura raccontato con dovizia di particolari. In ricerche successive, sono state indotte con successo altre false memorie, ad esempio, essere stato portato all’ospedale per un’infezione all’orecchio, aver versato una ciotola addosso ai genitori della sposa ad un matrimonio, essere rimasto incastrato con la mano in una trappola per topi e perfino aver assistito ad una possessione demoniaca (per una rassegna, vedi Lindsay, Hagen, Read,Wade, & Garry, 2004). In tutti questi studi i ricercatori si sono accertati che i falsi eventi non fossero veramente accaduti nella vita dei soggetti. Alcuni autori più pignoli hanno scelto eventi che sicuramente non sarebbero mai potuti accadere. Mazzoni e Memon (2003) hanno detto ai loro partecipanti di aver subito un trapianto di pelle da piccoli, durante una procedura medica di routine. I ricercatori hanno scelto proprio questo evento perché si trattava di un tipo di operazione che non veniva eseguita sui bambini nella nazione dove è stata condotta la ricerca.

I risultati delle ricerche ci dicono che è possibile che un individuo sia sinceramente convinto che nella sua vita si sia verificato un evento che in realtà non è mai avvenuto, tuttavia non è possibile distinguere fra ricordi reali e falsi senza l’ausilio di verifiche indipendenti. Occorre allora guardare con diffidenza ai programmi televisivi che trattano di casi di bambini vittime di abusi sessuali ritualistici e sette sataniche. Ricordiamoci che la televisione non persegue la verità, ma ambisce all’aumento degli indici di ascolto! Ricordiamoci anche di diffidare di un certo tipo di psicologia, che si permette di sentenziare verdetti senza alcuna base scientifica in grado di corroborare la realtà dei fatti.


References

L’età della propaganda. Pratkanis, Aronson (2003)

How to tell if a particolar memory is true or false. Bernstein, Loftus (2009)



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1 commento:

  1. In una lettera del 1897 Freud confidò al suo amico Fliess che non credeva più ai suoi pazienti. Quei ricordi che emergevano dalla bocca dei suoi malati sotto la pressione del suo interrogare - azione resa ancora più convincente dalla mano che egli teneva premuta sulla loro fronte - non erano veritieri! Quegli episodi di seduzione, che i suoi pazienti dichiaravano di aver subito da parte di adulti e che erano rimasti impressi nella loro memoria come fatti sgradevoli appartenenti all'infanzia - e da lui avvicinati e studiati come cause dei disturbi nevrotici attuali -, non erano mai successi.

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