giovedì 19 gennaio 2012

Guida alla scelta dello psicoterapeuta



La scelta di affrontare un percorso psicoterapeutico è molto delicata, poiché si richiede un forte investimento da parte della persona, sia in termini di motivazione al cambiamento e sia in termini di costo economico che di tempo. Purtroppo, non è facile per i non addetti ai lavori ottenere informazioni adeguate per compiere scelte consapevoli, cerchiamo dunque di chiarirci un pò le idee prima di contattare uno psicoterapeuta.


Una prima importante distinzione da fare riguarda la differenza fra psicologo e psicoterapeuta. Lo psicologo è il laureato in psicologia iscritto all’Albo professionale, mentre per diventare psicoterapeuta la laurea non basta. Lo psicoterapeuta è un laureato in medicina o in psicologia, iscritto al rispettivo Albo professionale, che ha conseguito una specializzazione post universitaria in psicoterapia, presso una scuola di specializzazione pubblica o privata riconosciuta con decreto ministeriale.
Viene qui rappresentato il lungo percorso del laureato in psicologia fino alla specializzazione in psicoterapia:

Anche il medico specializzato in psichiatria o in neuropsichiatria o in neurologia è autorizzato, di diritto, ad esercitare la psicoterapia, ma è meglio non toccare questo argomento, si tratta di una situazione alquanto spinosa.
Trattiamo invece il tema delle scuole di specializzazione. Non tutti sanno che in Italia esistono circa 300 scuole di psicoterapia (elenco delle scuole di specializzazione in psicoterapia). Ciò significa che la formazione di uno psicoterapeuta dipende dall’orientamento teorico che ha scelto.
In generale, la psicoterapia può essere definita come una «modalità di intervento psicologico finalizzata ad aiutare la persona nella soluzione dei propri problemi affettivi, emotivi, comportamentali, interpersonali, e a incrementare la qualità della vita. La psicoterapia porta a cambiamenti personali che implicano uno sviluppo del modo di vedere, pensare, sentire, agire» (Cionini). La differenza fra i vari orientamenti psicoterapeutici risiede nel particolare modello di funzionamento umano adottato, ovvero nella teoria che guida il professionista nella conduzione della psicoterapia. Per questo motivo è più opportuno parlare di psicoterapie, al plurale, perché ciascun orientamento presenta diverse peculiarità. Non esiste nemmeno una psicoterapia migliore delle altre, piuttosto alcune psicoterapie sono migliori per certi tipi di pazienti o per certi tipi di problemi. Allo stesso tempo, per determinati tipi di problematiche o di personalità, un certo tipo di psicoterapia (o psicoterapeuta) può essere inefficace o addirittura dannosa!


Storicamente si considerano tre principali correnti di psicoterapia: la corrente psicoanalitica, il cui scopo è l’esplorazione e la consapevolezza (“insight”), e non necessariamente il cambiamento; la corrente comportamentale che, a partire da Pavlov, si è via via evoluta verso le teorie dell’apprendimento del comportamentismo e del cognitivismo; e infine la corrente umanistico-esistenziale, che Maslow nel 1962 chiamò la “terza forza”, e che ha come antenato Moreno, creatore dello psicodramma. L’analisi transazionale è in sé un sistema teorico-applicativo di psicologia integrata, che deriva dall’approccio umanistico-esistenziale.
Vediamo le caratteristiche dei principali indirizzi teorici, ma teniamo ben presente che al loro interno si distinguono ulteriori scuole e indirizzi.

Psicoanalisi
Il modello di uomo: l’uomo è mosso da pulsioni vitali e da tendenze inconsce, inglobato in una matrice di relazioni, in perenne conflitto, suscettibile di autoinganni, la cui forza sta nella possibilità di riconoscere e accettare la propria verità, elementi sui quali può fondare la riduzione della sofferenza dell’esistere e gli aspetti costruttivi di compromesso con la realtà esterna. La teoria psicoanalitica presuppone che i veri motivi psicologici dei comportamenti, ma anche di molte reazioni somatiche, non possono essere conosciuti dal paziente perché non sono nella sua coscienza e che il soggetto ha interesse da un punto di vista psicoeconomico a mantenerli non conosciuti tanto da offrire resistenza al loro riconoscimento. Dunque, l’effetto curativo è diretta conseguenza dell’acquisizione di consapevolezza, mediante le libere associazioni e l’interpretazione dei sogni. Il terapeuta è catalizzatore della trasformazione del paziente, mentre il lavoro terapeutico consiste nel favorire un’indagine, nel rendere possibile il compimento, da parte del paziente, di un’esperienza conoscitiva trasformatrice.

Psicoterapia cognitivo-comportamentale
La sofferenza patologica è vista in un’ottica di apprendimento disadattivo. Si cerca di rendere coscienti schemi, meccanismi di pensiero e pensieri disfunzionali, e ristrutturare l’attività cognitiva del paziente. Il doppio legame che esiste fra cognizioni, emozioni e azioni, da un lato conferisce un significato e un valore ai pensieri, e dall’altro pone il problema di poterli modificare, non solo per via cognitiva, ma anche modificando emozioni e comportamenti. Alla fine il cambiamento cognitivo diventa globale e si riferisce al rapporto tra mondo interno ed esterno. La terapia si definisce breve se prospetta cambiamenti entro i primi sei mesi e se necessario cambiamenti più sostanziali entro un anno o due. Lo stile terapeutico è molto flessibile, in genere più direttivo all’inizio e più collaborativo in seguito. Il terapeuta tenta di coinvolgere fin dall’inizio il paziente nel processo terapeutico, di attivizzarlo, di renderlo autonomo e capace di autogestirsi. Vengono utilizzate diverse tecniche, la cui efficacia è stata provata sperimentalmente (esempi di trattamenti ben consolidati).

Psicoterapia cognitivo-costruttivista
Per descrivere questo modello di intervento è utile ricorrere alla metafora di uomo come “scienziato”. Il ruolo del paziente è quello di ricercatore e di esperto rispetto all’oggetto della ricerca (il problema da risolvere), poiché è l’unico ad avere possibilità di un contatto diretto con esso; il terapeuta svolge il ruolo di supervisore, è l’esperto rispetto al metodo, e il suo compito è di suggerire gli strumenti, le procedure e i tempi per portare avanti l’intero processo (indirizzare e sostenere senza fornire le proprie interpretazioni e conoscenze preconfezionate). La logica è quella della ricerca scientifica: non esistono verità, ma solo ipotesi che saranno considerate valide nella misura in cui non si riesca a invalidarle e il paziente le viva coerenti con le altre regole del suo sistema di conoscenza e congruenti con le proprie sensazioni emotive. Obiettivo della ricerca: ricostruzione delle caratteristiche prevalenti del sistema del paziente, della loro influenza sul suo comportamento e dei processi di costruzione dei significati. Il processo di autoconoscenza (svolto dal paziente stesso) comporta spesso il tentativo di ricostruire, a posteriori e in termini inferenziali, processi messi in atto al di fuori della consapevolezza. Il cambiamento: l’acquisizione di conoscenze su di sé non può essere esclusivamente razionale, ma deve essere sentita e rivissuta anche emotivamente (nel setting terapeutico vengono riattivate e rivissute le sensazioni di abbandono, ostilità o paura); per facilitare il paziente nel passaggio dal capire al sentire, possono essere utilizzate tecniche specifiche di lavoro sulle emozioni e un uso differenziato del setting.

Terapia sistemico-relazionale
La motivazione alla terapia parte da una situazione di impotenza e di disagio del gruppo (coppia o famiglia) nei confronti di una problematica di uno dei suoi membri, di cui si aspetta la guarigione. Nei primi incontri (sedute esplorative) si parte dalla motivazione della famiglia e dalla loro attesa di aiuto da parte del terapeuta. Successivamente, si passa ad una presa di responsabilità riguardo a quanto accadrà da parte del gruppo, che comincia quindi ad affrontare direttamente il processo terapeutico. Il passo successivo è verificare se ciò che si propone alla famiglia è abbastanza vicino alla loro realtà emotiva e se essa è abbastanza disponibile ad accettare una realtà terapeutica che tenda ad allargare il quadro (si guarda ad una dimensione verticale, ovvero si allarga la storia alle generazioni precedenti): collegare avvenimenti e persone in modo diverso in modo tale da ricevere risposte più ricche, che danno un senso di maggiore complessità dell’individuo. C’è da tenere in considerazione il fatto che tanto più il disturbo è presente a livello della generazione del minore (la plasticità è maggiore), tanto più si può ricostruire ed utilizzare come risorsa terapeutica la sottounità genitori o nonni. Un altro elemento da valutare è la durata del “congelamento” dello sviluppo esistenziale del gruppo, ovviamente minore è il tempo di durata dall’inizio del problema, più è semplice rimettere in movimento i processi familiari. La terapia familiare rappresenta spesso il punto di inizio, successivamente al quale un membro può decidere di intraprendere un percorso personale: nel momento in cui ognuno si riappropria delle “carte personali” giacenti nel mazzo può cominciare a riflettere sulla possibilità di chiedere qualcosa per sé. A seguito della descrizione dei fatti, il terapeuta, intervenendo sulla spiegazione del cliente, promuove una rilettura degli eventi. Questo processo è ben esemplificato dalla metafora dell’imbuto rovesciato. La parte larga dell’imbuto contiene l’intera storia e le esperienze significative dell’individuo, che tende a condensare tutte le informazoni in un canale rigido dove non ci sono dubbi e in cui la conoscenza è riduttiva (la parte stretta dell’imbuto). È compito del terapeuta rovesciare l’imbuto e riuscire a cogliere gli elementi più salienti e carichi di emotività del racconto, allargarli e ricollegarli in modo adeguato tra loro, costruendo nuove ipotesi relazionali. Un elemento importante è dove si colloca il terapeuta nell’osservare ed effettuare connessioni: deve infatti essere in grado di muoversi attivamente avvicinandosi e allontanandosi per mantenere una visione d’insieme.




Analisi transazionale
L’analisi transazione (tipicamente si tratta di un lavoro di gruppo) opera in sequenza o contemporaneamente su due versanti. Un versante clinico, il cui obiettivo è la guarigione e il cui procedimento è la terapia, e un altro versante, di tipo esistenziale, il cui obiettivo è l’autonomia e il cui procedimento è la crescita. Per quanto riguarda il primo aspetto, il terapeuta e il paziente, negli incontri individuali prima dell’immissione di quest’ultimo in un gruppo di terapia, avranno identificato la situazione intrapsichica relazionale per cui il paziente stesso si rivolge al terapeuta e stabilito un obiettivo rispetto ad essa. Per quanto riguarda il secondo aspetto della terapia transazionale, cioè il livello esistenziale, l’obiettivo terapeutico è il raggiungimento dell’autonomia. La terapia transazionale è dichiaratamente una terapia contrattuale, cioè una terapia in cui gli aspetti procedurali, amministrativi, professionali e psicologici della relazione paziente-terapeuta sono non solo delineati all’inizio, ma costantemente tenuti presenti e aggiornati se è il caso. Riassumendo: il contratto procedurale descrive quali sono i compiti del terapeuta e del paziente concernenti la loro presenza nel setting analitico transazionale con il gruppo mentre il contratto di terapia descrive gli specifici obiettivi di ogni singolo paziente e i mezzi per raggiungerli.

Terapia centrata sul cliente di Carl Rogers
La terapia centrata sul cliente è una terapia non direttiva, in quanto fra paziente e terapeuta vi è una posizione paritaria ed è il paziente che guida sugli aspetti sui quali vuole lavorare. Sia nei primi colloqui che in quelli ulteriori, il terapeuta segue senza alcuno schema precostituito il filo del discorso del cliente, non è previsto alcun intervento a fini diagnostici e si cerca di limitare il più possibile le domande. Lo scopo della terapia è l’integrazione, favorire l’individuo nell’entrare in contatto con la propria esperienza e nel rendere più flessibile il concetto di se stesso. L’approccio fenomenologico di Rogers si arricchisce di una dimensione esistenziale, in quanto la terapia è considerata soprattutto un incontro tra due persone (terapia come esperienza). Dunque questo tipo di approccio è basato più che sulle tecniche, sulle qualità umane del terapeuta. Il processo terapeutico comporta una progressiva integrazione della personalità, che schematicamente viene descritto attraverso sette posizioni. Nei primi stadi il soggetto è in una situazione di totale incongruenza e malfunzionamento, negli stadi intermedi inizia a riconoscere i costrutti e ad accettare i sentimenti, fino alle ultime fasi in cui sperimenta un senso di pienezza, di spontaneità, e riesce a integrare in modo libero e responsabile le esperienze piacevoli e quelle penose.

Terapia della Gestalt
La Gestalt propone un percorso esperenziale di graduale appropriazione ed eventuale integrazione delle parti scisse. Le emozioni rivestono particolare importanza, in quanto rappresentano il linguaggio dell’organismo: l’eccitazione viene trasformata in emozioni specifiche, e le emozioni vengono trasformate in azioni sensoriali e motorie. Le emozioni producono cariche energetiche e mobilitano i modi e i mezzi per soddisfare i bisogni. Se un certo tipo di eccitazione non può trasformarsi nell’attività corrispondente, ma resta trattenuta e subisce una stagnazione, allora abbiamo lo stato chiamato angoscia. La conseguenza è che ci allontaniamo da noi stessi, sostituiamo l’autocontrollo all’autoregolazione, e tutto l’organismo ne viene danneggiato. L’intervento terapeutico è volto a ripristinare il flusso vitale evolutivo del paziente. Il terapeuta privilegia lo stare con (mit-sein) il vissuto del paziente, opera in modo maieutico, ponendo domande anziché dare risposte, agisce sul sintomo perché si renda più leggibile nelle sue origini, nella sua struttura e nei suoi meccanismi di rinforzo. Il fine ultimo della terapia non sta nella soluzione del problema in sé, ma nella possibilità, da parte del paziente, di acquisire degli strumenti per poter affrontare i propri problemi e consolidare la propria capacità auto-organizzativa. Secondo la teoria paradossale del cambiamento (Beisser), l’individuo attua il cambiamento a seguito di un’autoaccettazione, con la quale si autorizza prioritariamente ad essere quello che è, svincolandosi dall’incantesimo di non poter essere se non quello che gli altri (o lui stesso) pretendono che sia. Per favorire tale processo è essenziale la qualità della presenza del terapeuta, un contatto che favorisca un processo autoconoscitivo, l’emergenza (da una dimensione di coscienza definibile come sfondo) di contenuti da portare a livello di consapevolezza (figura) e che consenta una nuova tappa integrativa, il completamento di una nuova Gestalt.

Dopo questa breve panoramica, è opportuno ricordare che, al di là dell’orientamento teorico, ciò che conta è la relazione paziente-terapeuta, dunque l’affinità e la fiducia che si riesce a creare fra le due parti.
Non esistono linee guida specifiche che permettano al cliente di decidere quale sia la psicoterapia più indicata per lui: in genere possiamo distinguere fra la scelta di una psicoterapia breve quando il problema da risolvere è piuttosto specifico, mentre la scelta dovrebbe ricadere su una psicoterapia di lunga durata quando le problematiche sono più complesse e riguardano la persona nel suo insieme.
Per concludere, quando dobbiamo scegliere uno psicoterapeuta:
- verificare l’iscrizione all’albo nazionale degli psicologi;
- informarsi riguardo l’orientamento teorico dello psicoterapeuta, che dovrebbe essere sentito vicino al proprio modo di pensare e vedere le cose;
- contattare lo psicoterapeuta e chiedere direttamente tutte le informazioni necessarie;
- il primo colloquio permette la conoscenza reciproca tra paziente e terapeuta. Dall’analisi della domanda lo psicoterapeuta è in grado di decidere se poter prendere in carico il cliente, oppure consigliare la scelta di un altro tipo di psicoterapia. Il cliente deve essere messo in grado di decidere se proseguire il percorso o scegliere di contattare un altro psicoterapeuta.

References
Psicoterapie. Modelli a confonto (Lorenzo Cionini, 2001)



Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Nessun commento:

Posta un commento

After image effect!!

Guarda il + nel centro dello schermo. Dovresti iniziare a vedere un punto verde che ruota intorno al cerchio. Questo punto verde è un’illus...