sabato 7 aprile 2012

Misurare la felicità



Da millenni gli uomini si interrogano su cosa sia la felicità, ma soprattutto su come fare per raggiungerla. Ognuno, poi, dà la sua personale interpretazione su cosa significhi essere felice. Il filosofo polacco Tatarkiewicz, in “Analisi della felicità”, ha rintracciato molte definizioni antitetiche di felicità, ad esempio, Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino dicevano che la felicità stava solo in Dio e la stragrande maggioranza dei Cristiani ha ripetuto le loro parole. «La felicità è possibile solo per chi comprende che non c’è nessun Dio», hanno invece detto i materialisti e gli atei da Mettrie in poi, se non Epicuro. I pensatori individualisti e liberali del XIX secolo credevano che la felicità stesse nello sviluppo non ostacolato della personalità dell’individuo, nella libertà e nella responsabilità, mentre da secoli ordini e organizzazioni religiose sostengono che la felicità sta in una sottomissione e in una obbedienza disciplinate. Gli Stoici mettevano in guardia gli uomini contro le passioni, fonte di infelicità, mentre Dubos, all’opposto, sosteneva che: «in generale, vivendo senza passioni, gli uomini soffrono ancora di più di quanto li facciano soffrire le passioni».
Come può dunque essere misurata scientificamente la felicità, se non esiste una definizione che metta d’accordo tutti? Esistono varie scuole di pensiero e altrettanti metodi di misurazione.
Il professor Ed Diener ha definito la felicità in termini di soddisfazione per la vita, ovvero come la “valutazione globale della qualità della vita di una persona in accordo ai propri criteri” e ha costruito un test per misurarla.
Per comprendere i punteggi ottenuti al test, è utile citare alcune componenti della vita delle persone che rivestono un’importante influenza sulla loro felicità. Una delle influenze più importanti sulla felicità è data dalle relazioni sociali. Le persone che ottengono un punteggio elevato nella soddisfazione di vita, tendono ad avere amici fidati e una famiglia unita e solidale, mentre quelli che non hanno amici intimi e familiari vicini, hanno più probabilità di essere insoddisfatti. Naturalmente, la perdita di un caro amico o di un familiare può causare insoddisfazione per la vita, e può richiedere molto tempo per riprendersi dalla perdita. Un altro fattore che influenza la soddisfazione di vita della maggior parte delle persone è il lavoro o la scuola, oppure l’assunzione di in un ruolo importante, come quello di una casalinga o di un nonno. Quando la persona trae soddisfazione dal suo lavoro, sia esso retribuito o meno, e ritiene che sia significativo e importante, questo contribuisce alla soddisfazione di vita. Quando il lavoro va male a causa di circostanze avverse o non soddisfa i desideri della persona, può ridurre la soddisfazione di vita. Anche quando una persona ha obiettivi importanti, e non riesce a fare progressi adeguati verso di essi, può divenire insoddisfatta della vita. Altri fattori che influenzano la soddisfazione di vita della maggior parte delle persone sono la soddisfazione di sé, ovvero l’autostima, la vita religiosa o spirituale, l'apprendimento e la crescita, e il tempo libero.
E tu come definiresti la felicità?
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